STUDI A CURA DI ROBERTO CACCIALANZA
FOTOGRAFI A CREMONA
BIOGRAFIE SINTETICHE
March. ANTONIO MARIA PERSICHELLI (1775-1862) Periodo di attività: 1839-? Il Cavaliere Antonio Maria Persichelli fu in assoluto il primo fotografo di Cremona. A fine dicembre 1839 la ‘Gazzetta della Provincia di Cremona’ informava che “Il Nobile Signor Cavaliere Antonio Persichelli [...] ha fatta venire da Parigi una Macchina di Daguerre e da parecchi giorni ne fa sperienza ottenendone lodevoli risultamenti. La veduta della facciata del suo Palazzo e quella della nostra Torre Maggiore sono due bei quadri che presentano con bell’effetto l’insieme di questi edificj...”. Il marchese, di antica famiglia patrizia perché figlio dei nobili Ercole Persichelli e Maria Teresa Stanga, dopo la cacciata dei francesi dalla Lombardia da parte degli austriaci (25 aprile 1814), decise di tornare a Cremona. Nel 1821, in qualità di unico erede maschio del casato, ereditò il palazzo Silva-Persichelli, oggi sede della Cittadella Giudiziaria di Cremona in via dei Tribunali (all’epoca contrada della Dogana), dove dimorò fino al 1838. Nel 1844 il palazzo di via dei Tribunali venne ceduto dal Persichelli ai gesuiti per farne un collegio, a titolo di enfiteusi. | ||
Periodo di attività: Milano, 1839-1866 Alessandro Duroni fu pioniere della fotografia in Italia. Il 30 novembre del 1839 realizzò le prime foto del Duomo e dell’Arco della Pace di Milano, che era appena stato inaugurato. In breve tempo il suo negozio in galleria De Cristoforis si trasformò nel punto di ritrovo e confronto dei fotografi della città meneghina, ma anche il luogo dove i milanesi potevano ammirare dal vivo i risultati della misteriosa novità del dagherrotipo. Duroni fu uno dei commercianti affittuari delle botteghe per la Fiera settembrina di Cremona del 1842: la manifestazione si teneva presso il Baluardo detto di S. Quirico o della Fiera, situato nell’area che va da largo Palestro alla Stazione ferroviaria. In un documento relativo all’anno citato figura che Duroni affittò per 65 Lire Austriache le botteghe numero 33 e 34 per l’esposizione dei suoi cannocchiali. Non è stato possibile ottenere prove certe, tuttavia piace pensare che non si sia limitato all’ottica ma che, orgogliosamente, abbia presentato anche ai cremonesi la grande novità del dagherrotipo. Duroni sarebbe tornato a Cremona vent’anni più tardi in una occasione importante e molto sentita dal popolo e dalle Istituzioni: la visita di Giuseppe Garibaldi. Il Generale arrivò in città il 5 aprile 1862 e vi rimase per alcuni giorni ospite nella dimora del marchese Gaspare Trecchi. Quando, l’8 aprile, il Generale si accinse a lasciare Cremona per Fiorenzuola, Duroni lo immortalò a cavallo, proprio nel cortile del palazzo Trecchi. A ricordo di ciò, sulla parete venne dipinta una targa, oggi sostituita da una lastra marmorea: “QUI FU FOTOGRAFATO / IL GENERALE GARIBALDI / L’8 APRILE 1862”. | ||
I PRIMI FOTOGRAFI FORESTIERI Sulla ‘Gazzetta di Cremona’ del 26 aprile 1856 appaiono, curiosamente in contemporanea, due inserzioni di estremo interesse. La prima riguarda la vendita degli “articoli eliografici (dagherrotipia, fotografia, talbotipia, ecc)” di Woigtländer und John di Brunswich, presso il Commissionario Brioschi di Milano”. Sotto all’annuncio appena descritto ve n’è uno di enorme rilevanza per la storia della fotografia cremonese. Lo fece pubblicare una persona non comune: il “professore in fotografia” Ferdinando Brosy. Prussiano, nel 1838 giunse prima a Verona, poi a Torino, dove risulta svolgesse il mestiere di coramaio (lavoratore di cuoio). Evidentemente abbandonò tale attività, per dedicarsi alla dagherrotipia, non appena ritenne che quest’ultima potesse essergli più favorevole sotto l’aspetto economico. Operò in numerose città del nord Italia. Brosy si fermava per un periodo limitato a qualche settimana -se non addirittura pochi giorni- con un recapito in alberghi di media categoria dove improvvisava il suo atelier. Brosy e consorte non si registrarono all’anagrafe cremonese, per cui non è possibile sapere da dove arrivassero e dove andarono quando fu il momento di lasciare la nostra città. L’avviso del 1856 promuoveva “ritratti in fotografia, con e senza colore”, al costo “di L. 9 fino alle 15”. Gli interessati potevano recarsi al laboratorio che si trovava nel Giardino del Caffè di piazza S. Agata, all’angolo del palazzo sulla sinistra della chiesa. Nel 1857 giunse a Cremona il danese Carl Georg Wilhelm Heinrichsen. Proveniva da Venezia. Una volta rientrato in Danimarca, fra il 1860 e il 1865 gestitì uno stabilimento fotografico in Copenhagen. Intorno al 1867 aprì un atelier in proprio a Maribo, dove visse e lavorò fino al 1873. Un anno più tardi, il 5 giugno 1858, di nuovo con provenienza da Venezia, arrivò Giovanni Brosy (1830-?), al secolo Johann Reinhard, figlio del già citato Ferdinand. Dopo la breve parentesi di Giovanni Novelli e Pietro Groppi, i primi fotografi professionisti nati a Cremona di cui si trova testimonianza, e di Antonio Daveri, originario di Sabbioneta ma naturalizzato cremonese, si sarebbero susseguiti gli arrivi di altri forestieri: nel luglio del 1860 approdò in contrada Cavallara 8 (oggi via Aselli) il ventisettenne marchese Agostino Riva, mantovano. Di lui e della sua ‘Fotografia del Popolo’ si tratterà in seguito. Nell’agosto del 1861 fu la volta di Giovanni Barg, un altro prussiano, che stabilì il proprio esercizio in contrada del Corso 45 (attuale corso Garibaldi). Ancora, il 16 giugno 1863 la trentasettenne Caroline Poindrelle (che invece si firmò Bas, nata a Parigi) venne a Cremona da Lodi accompagnata dal marito Mario Ruggeri (o Ilario Muggeri), originario di Viterbo, a sua volta fotografo. Agostino Bertoldi era mantovano come Camillo Anserini che, a sua volta giunto in città nel 1863, lavorò nella ‘Fotografia del Popolo’ di Agostino Riva. Nei primissimi anni Sessanta dell’Ottocento arrivò anche una coppia di fotografi che sul retro delle cartes de visite si firmarono semplicemente con un timbro: ‘FE e PA - Cremona’. L’ipotesi è che si trattasse di due professionisti di un certo peso, anche in considerazione del fatto che le immagini sono di ottima fattura: Eugenio Filippini e Andrea Premi. Il primo, nato a Brescia, si trasferì a Verona dove ebbe studio fotografico in contrada S. Caterina 3175 e contrada S. Antonio Vecchio. Nel 1873 si recò a Mantova dove rimase fino al 1884, quando fece rientro a Brescia. Premi, mantovano di nascita, si affermò tra i professionisti concittadini a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta. Lo stabilimento fotografico era situato sotto al portico S. Carlo, civico numero 806. Assieme al collega Agostino Sdriaschi partecipò alla prima Esposizione Italiana industriale ed artistica di Firenze del 1861. Si dedicò in particolare al ritratto ma non mancò di accettare lavori in esterno. Da queste fuggevoli presenze inizia e si dipana la lunga storia della fotografia a Cremona… | ||
AGOSTINO RIVA, proprietario della 'Fotografia del Popolo' (1822-1871) Periodo di attività: 1860-1870 circa Il marchese Agostino Riva ufficializzò il proprio arrivo a Cremona nel luglio del 1860. Non è dato sapere quando se ne andò, ma è certo che agli inizi del 1863 fece un nuovo ingresso in città, proveniente da Casalmaggiore insieme all’amico e concittadino Camillo Anserini. Riva prese residenza al 4 di contrada Nuova, mentre nel settembre 1864 traslocò in piazza S. Paolo 1, infine nel 1865 in contrada Serafina 7 (oggi via Belfuso) che sarebbe diventata l’ultima sede del proprio gabinetto fotografico. Nel febbraio 1865 si trova un ‘Avviso ai Mille pel dono a Garibaldi’ in cui Agostino Riva, fotografo in Cremona, era “incaricato di ritrarre tutti quei superstiti dei Mille che si trovassero in questa Città onde inviarli al sig. Aless. Pavia fotografo in Genova, il quale forma un album da presentarsi al Prode Generale G. Garibaldi in memoria dell’eroica spedizione che ebbe nel 1860 e come ricordo de’ suoi compagni d’armi. Ai primi di agosto 1866 si trasferisce temporaneamente a Piacenza, in Strada Sant’Antonino Num. 33”. Il suo soggiorno a Piacenza fu di breve durata in quanto non venne censito nei registri anagrafici. Riva mantenne comunque i contatti con Piacenza, dato che per alcuni anni a seguire risulta attivo uno ‘Stabilimento figliale della Fotografia del Popolo di Cremona’. Fece ritorno a Mantova nel 1869, ma nel maggio 1870 lasciò la città natale per approdare a Pavia dove trovò la morte. | ||
Periodo di attività: 1865-1904 Aurelio Betri è ritenuto il fotografo più importante nella Cremona dell'Ottocento. Iniziò la sua carriera lavorativa come orafo apprendista. Fervente garibaldino, si arruolò volontario: a Palestro, il 30 e 31 maggio 1859, Betri partecipò a una battaglia determinante per la storia dell’Italia. Terminata la guerra, nei primi anni ’60, tornò a lavorare come garzone di orafo: intorno al 1863 si mise in proprio; alla nascita del primogenito Elviro (22 maggio 1864) si dichiarò ancora tale. Nel 1865 fu chiamato a dirigere lo 'Stabilimento fotografico 'Bertarelli e Maruti', situato in contrada dell'Aquila, nell’area oggi occupata dall’edificio novecentesco sede di un Istituto Bancario, fra piazza Roma, corso G. Mazzini e vicolo Stella. Nel 1865 lo stabilimento 'Bertarelli e Maruti' ottenne la privativa del sistema ‘Crozat’ mentre Betri si dichiarava "rappresentante" del gabinetto fotografico. Nel 1869 Betri acquistò lo Stabilimento dagli stessi Bertarelli e Maruti: qui, “fra velluti rossi e giallo-oro, specchi, poltrone, tavoli rotondi, quinte, nell’arredo tipico degli atelier dell’epoca, sfilò in posa la borghesia cittadina e provinciale…”. Della spiccata attitudine alla fotografia testimoniano gli attestati e le medaglie conferiti in occasione di concorsi ed esposizioni, orgogliosamente pubblicizzati sul retro delle proprie cartes de visite: l’esposizione del Comizio Agrario di Crema (1869) e l’Esposizione Industriale Artistica che si tenne a Cremona nel 1880. Nel 1871 si iscrisse all’Accademia Scientifica di Mirandola, nel 1872 all’Accademia ‘Raffaello’ di Urbino. Fu membro della Società operaia di mutuo soccorso, della Società dei reduci delle patrie battaglie ed anche della Società dei pubblici divertimenti. Fu inoltre chiamato a far parte di comitati e associazioni destinati ad abbellire o ad arricchire la città di opere d’arte”. Fra il 1875 e il 1877 divenne fotografo di S. A. R. il Principe Umberto, divenuto Re il 9 gennaio 1878. Nel 1880 il Betri collaborò con Icilio Calzolari, esperto e rinomato fotografo milanese, realizzando nuove vedute di Cremona e non solo (fra le altre la chiesa di S. Luca a Cremona, il castello di Soncino e la chiesa dell’Incoronata di Pavia): la firma sulle lastre e sulle stampe era ‘Betri e Calzolari’. Da queste ed altre vedute urbane, realizzate appositamente, furono ricavate le immagini per la Guida della città e provincia di Cremona illustrata da incisioni di distinti artisti edita dalla Tipografia Sociale nel medesimo anno. Nel 1881 il premiato stabilimento di corso Venezia si fregiava dell’onorificenza di ‘Fotografo di Sua Maestà il Re d’Italia’. Intorno alla prima metà degli anni Novanta, Aurelio si associò Pirro, che sarebbe subentrato alla guida dello Stabilimento dopo la morte del padre. L’ufficializzazione del passaggio avvenne però ben più tardi, il 10 dicembre 1901, quando alla Camera di Commercio di Cremona venne dichiarata l’esistenza della Ditta ‘Aurelio Betri e figlio’, Pirro appunto, sita nella sede storica di corso Mazzini (ex contrada dell’Aquila). Intorno al 1902 Aurelio, sessantatreenne, cominciò a defilarsi dalla gestione dello stabilimento fotografico a favore di Pirro e del suo fidato aiutante Alessandro Novaresi. Nel corso della propria carriera Betri tenne a battesimo parecchi dei più conosciuti fotografi cittadini, fra i quali devono essere certamente annoverati il fratello Giuseppe e il figlio Pirro, lo stesso Novaresi, Egidio Boni. Aurelio Betri, dopo aver trascorso vari mesi “di penosa malattia”, morì il 2 agosto 1904. Leggi gli articoli dedicati al ritocco delle lastre fotografiche e alla mostra con relativo catalogo Immagini della vecchia Cremona nelle "Lastre Betri" della Biblioteca Statale di Cremona (2017). | ||
Periodo di attività: 1870 (?)-1910 Giuseppe Betri, fratello minore di Aurelio, “fu nell’esercito regolare e con Garibaldi, combattendo contro l’Austria”; per questo motivo, nel 1910, venne insignito dal Re della croce di Cavaliere della Corona d’Italia nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario della campagna 1860: Giuseppe Betri partecipò come garibaldino alle campagne del 1860-61 e a quella del 1866”. Nel 1910 era ancora iscritto nella riserva con il grado di capitano. Nel 1870 iniziò l’attività di elettricista con sede nella bottega al civico 18 di via XX Settembre. Quando si sposò, nel giugno 1872, era fotografo almeno da un paio di anni. L’innata virtù per gli affari -legata ad un forte spirito filantropico- portò, nel gennaio 1878, a proporre il primo esperimento con il telefono a Cremona e con i campanelli elettrici, dei quali il negozio di Giuseppe era l’unico depositario in città. Infatti i “signori Fratelli Aurelio e Giuseppe Betri fotografi, nell’idea di portare alla conoscenza del pubblico i meravigliosi effetti del telefono, idearono di stabilire due stazioni telefoniche l’una in una sala dell’Albergo del Sole, l’altra all’ingresso dello Stabilimento Fotografico Betri”. Tuttavia gli Stabilimenti fotografici dei fratelli Betri rimasero sempre del tutto indipendenti l’uno dall’altro. Nel 1880 vinse una medaglia di bronzo offerta dal Ministero dell’Agricoltura per aver presentato un portfolio di fotografie all’Esposizione Industriale Artistica di Cremona. Nello stesso tempo comparve anche la prima réclame del suo stabilimento fotografico, associato sempre alla vendita di materiale elettrico, posto “in via Villa Gloria N. 6” dove si era trasferito dall’anno precedente. Il suo nome venne riportato sulla Guida Commerciale di Cremona del 1883 dove figurò fra i sette ‘Fotografi’ che all’epoca esercitavano in provincia: oltre a lui il fratello Aurelio, la Fotografia Rinaldi (di Giuseppe Acerbi) ed Enrico Thanhoffer; a Crema, Carlo Bergami e Galeazzo Patrini; infine, Giuseppe Vaghi a Casalmaggiore. Nel quindicennio fra il 1883 e il 1898 l’attività della Fotografia Giuseppe Betri si ampliò tanto che vennero aperte anche delle succursali, la prima delle quali a Soresina nel 1898; fra il 1901 e il 1902 la filiale risulta essere a Crema, dal 1903 al 1908 a Busseto. Il 1° giugno 1910 Alessandro Novaresi, da circa un ventennio fidato amico e collaboratore della famiglia Betri, aprì in via Meli 1 (‘Due Colonne’) “un esercizio in nome proprio sotto la Ditta 'G. Betri di Novaresi Alessandro'. Con questo atto si concluse la dinastia dei fotografi Betri, durata ben quarantacinque anni. Giuseppe si spense nel novembre del 1922. | ||
CASIMIRO RINALDI (1842-?) Periodo di attività: 1871 (?)-? Casimiro Rinaldi “trovasi a Modena quale fotografo” nel 1871, ma sarebbe tornato ben presto a Cremona dato che nel luglio 1875 chiese alla Giunta Municipale di poter apportare alcune modifiche alla casa n. 2 in Piazza Cavour per costruire una galleria in vetri ad uso stabilimento fotografico (nel volume è riportata la riproduzione del progetto di riforma, a colori). Nell’ottobre successivo aveva appena inaugurato lo stabilimento fotografico ‘Rinaldi e C.’. Si disse che “per grandiosità ed eleganza" lo stabilimento non era inferiore "per merito artistico e per splendidezza di sale a quello del Sig. Betri Aurelio”. È nella premiata Fotografia Rinaldi che vennero stampati i “saggi fotografici diversi” premiati con medaglia d’argento alla Esposizione di Cremona del 1880. Poi, da un incrocio di matrimoni, nacque il legame fra il Rinaldi e tale Giuseppe Acerbi, che all’epoca commerciava in fucili da caccia all’11 di via Beccherie Vecchie (oggi via Solferino), il quale convolò a nozze con Maria Rinaldi, sorella di Casimiro. Acerbi per un trentennio fu proprietario di una Ditta con sede in corso Campi 5 specializzata nella vendita di macchine per l’industria, “d’armi di lusso e da caccia” ed anche sede dello 'Stabilimento Fotografico Rinaldi' (di proprietà dell’Acerbi). Dal foglio di famiglia si evince che Rinaldi, il 7 luglio 1882, cambiò residenza per traslocare a Brescia. Qui trovò casa in contrada S. Francesco 1886 e vi stabilì la sede del nuovo stabilimento fotografico, situato al piano terreno “con giardino”. Lo stabilimento di Brescia funzionò almeno fino al 1906 quando la conduzione passò al nipote Giuseppe. Nel frattempo la conduzione e la direzione della premiata fotografia Rinaldi di Cremona venne affidata a Ettore Bertani, professionista già rodato e all’inizio di una luminosa carriera. È opportuno anticipare che al 5 di corso Campi, dopo Bertani, avrebbero lavorato anche altre importanti figure della fotografia professionale cremonese, fra le quali Romano Zanicotti. | ||
ETTORE BERTANI (1851-1922) Periodo di attività: 1880 (?)-1914 Già dal 1880 Bertani praticava la fotografia nello studio di sua proprietà al civico 2 di piazza Vida: ne era parimenti conduttore e direttore. Nel marzo 1887, una volta trasferitosi in corso Campi 3 e divenuto direttore nonché conduttore della premiata fotografia Rinaldi di Giuseppe Acerbi, Bertani partecipò alla Esposizione Industriale Scientifica di Parma vincendo una medaglia d’oro “per collezione di ritratti e fotografie”. Amava svagarsi come vogatore in qualità di componente della Sezione Canottieri, costituitasi il 1° agosto 1887 in seno della Società Ginnastica cittadina, la quale dal 7 aprile 1890 sarebbe divenuta ufficialmente Società Canottieri Baldesio. Il Fiume era la sua grande passione e non mancava mai alle iniziative organizzate dai canottieri. Partecipò alla Mostra provinciale industriale ed interprovinciale d’Arte antica di Cremona vincendo una medaglia d’argento. Vi presero parte, insieme a lui, Casimiro Rinaldi, Aurelio e Giuseppe Betri. Bertani ricevette numerosi riconoscimenti, il più importante dei quali alla Esposizione internazionale di Milano del 1894. Nel gennaio 1896, negli stessi giorni in cui Giuseppe Betri presentava ai cittadini la nuova sede del suo stabilimento, “a Capo d’anno” venne inaugurato anche quello di Ettore Bertani nella nuova locazione di piazza Vida: lo chalet svizzero "internamente trovasi disposto in modo da rispondere a tutte le esigenze di uno studio fotografico moderno, nonché a quello della più squisita eleganza. Il pian terreno è occupato in parte dal bureau, in parte da una spaziosa sala d’aspetto, che dà direttamente al giardino... Per una scala, tutta in marmo bianco di Carrara, si sale nell’ampia Galleria...”. Il vecchio stabilimento di corso Campi venne acquistato da Romano Zanicotti. Bertani, insieme a Giuseppe Betri e ad Amedeo Salanti, partecipò alla mostra industriale di Bozzolo 1898: vinse una medaglia di bronzo. Sul retro di alcune cartes de visite sta scritto che le sedi della Ditta erano in via Palestro 5 a Cremona, dove traslocò dal 1911, e via C. Farini a Milano. Per un breve periodo, prima di ritirarsi dall’attività, collaborò con Romeo Sansoni nella Ditta ‘Bertani e Sansoni’ finché quest’ultimo, nel 1914, gli succedette rilevando lo studio cremonese di via Palestro. Il 26 giugno 1922 venne ritrovato annegato nel Po nelle vicinanze di S. Daniele. | ||
Periodo di attività: 1890/5-1906 Pirro Betri, figlio di Aurelio, nato nel 1874, si associò ufficialmente al genitore nel 1901 anche se la collaborazione risaliva alla prima metà degli anni Novanta dell’Ottocento. Sarà Pirro a condurre la Ditta ‘Aurelio Betri e figlio’ dal decesso di Aurelio nel 1904 sino alla propria morte, sopraggiunta prematuramente nell'ottobre 1906. “Onesto, gentile, laborioso, fu affezionato alla famiglia come ai suoi collaboratori, come al suo nobile lavoro cui dedicò intelligenti cure, sacrifici, fatiche e gravi spese. A lui si deve la più importante e numerosa collezione artistica di fotografie dei monumenti cremonesi -ottenute sprezzando disagi e dispendi-; collezione che, esposta al pubblico, ne ebbe l’ammirazione ed anche il meritato elogio della stampa cittadina ed è ora di grande giovamento agli studiosi”. Va chiarito che in parecchi casi risulta difficile attribuire con certezza la paternità delle fotografie non datate (o non databili) in quanto gli stili dei Betri, ovviamente, erano molto affini. Nel fondo Betri conservato presso la Biblioteca Statale di Cremona in vari casi le lastre sono di certo attribuibili a Pirro perché da lui firmate o siglate: si tratta di immagini che ritraggono un portone in via Beltrami (13 giugno 1902), uno scorcio sulla facciata del palazzo Mina Bolzesi ancora da via Beltrami (stessa data, eseguita in sequenza rispetto alla precedente) ed anche la facciata del Monte di Pietà (palazzo Fodri in corso Matteotti, ripresa il 29 luglio 1903). In altri casi le lastre sono attribuibili senza dubbio ad Alessandro Novaresi. Pirro donò, come fece Aurelio, molte fotografie e cartoline al Museo Civico 'Ala Ponzone' di Cremona. | ||
Periodo di attività: 1890/2-1926 | ||
'ZANICOTTI E BRUGNOLOTTI' Fortunato Giovanni Brugnolotti (1858-1943) Periodo di attività: 1886 (?)-1914 Romano Zanicotti (1867-1944) Periodo di attività: 1890 (?)-1919 Pietro Romano Zanicotti (a sinistra) abbandonò il mestiere di “bilanciajo” e iniziò a praticare la fotografia intorno al 1890. Grazie all’atto del matrimonio sappiamo che Fortunato Brugnolotti nel 1886 era “fotografo lavorante”. La coppia di fotografi era di certo operante prima del 1892 in quanto esiste la testimonianza dell’anno precedente quando Zanicotti e Brugnolotti si associarono a Marietta Brandazzi: la donna, maestra originaria di Pizzighettone, fu proprietaria della ‘Fotografia Milanese’ in corso Garibaldi 42. Zanicotti e Brugnolotti acquisirono e riaprirono a fine marzo 1896 lo studio di corso Campi 5 che appartenuto a Ettore Bertani: “va innanzi tutto ammirata l’insegna, lavoro dell’esimio pittore Gamba. I locali tutti rimessi a nuovo, compresa la terrazza, la proprietà dei mobili, la ricca esposizione di ritratti e quadri eseguiti con fine e squisito sentimento d’arte, offrono la più bella prova della non comune iniziativa del Sig. Zanicotti. Non risparmiò sacrifici e spese pur di riescire nel suo intento, acquistò macchine nuove, obbiettivi delle primarie Ditte estere, una camera oscura per i ritratti diretti”. La ‘Denuncia di Ditte o Società irregolari’, divenuta obbligatoria nel 1911, riporta che il 22 maggio Romano Zanicotti e Giovanni Brugnolotti, notificarono alla “Camera di Commercio e Industria che in data 1896 avevano aperto in Cremona via Longacqua un esercizio per l’industria/il commercio fotografia sotto la ragione sociale Zanicotti e Brugnolotti succedendo a Zanicotti e Comp.i che esercitava lo stesso ramo di commercio sotto la Ditta Zanicotti e Brugnolotti”. Zanicotti e compagni, oltre ad Amedeo Salanti, figurarono nell’elenco dei concorrenti della provincia di Cremona all’Esposizione di Torino del 1899, sezione ‘Arti liberali’. Il 15 marzo 1914 Brugnolotti cessò di far parte della Società. In data 1° ottobre del 1919 il fotografo Attilio Lazzari dichiarò di succedere al collega Romano Zanicotti. | ||
'GEROLA E BONI' Edoardo Gerola (1861-1910) Periodo di attività: 1900-1910 Egidio Boni (1879-1961) Periodo di attività: 1900 (?)-1961 Lo ‘Stabilimento fotografico del Commercio di E. Gerola ed E. Boni’ aprì nel maggio 1900 sul corso Garibaldi 28: “i locali rispondevano a tutte le esigenze dell’arte” ed il servizio era completo di giardino interno. Alla Ditta ‘Gerola e Boni’ si unì, intorno al 1903, il ritoccatore e fotografo Pietro Bortolo Sirati; questi, con ogni probabilità, già da tempo collaborava con la Fotografia. Sirati decedette nell’ottobre del 1905 perciò l’intestazione della Ditta di corso Garibaldi 26 tornò ad essere ‘Gerola e Boni’. Gerola (figura a sinistra) e Boni, parteciparono alla Esposizione di Piacenza del 1908: i saggi dello stabilimento ‘Gerola e Boni’, premiati con medaglia d’argento, rappresentavano “quanto di meglio si potesse ottenere da una macchina perfetta e dalla genialità d’un artista”. Nell’ottobre 1910 lo studio vinse anche un Diploma di medaglia d’oro nel corso dell’Esposizione Agricola-Industriale di Casalmaggiore: la Giuria della sezione ‘Fotografie’ tributò il premio “con encomio speciale per la produzione delle fotografie con lastre autocrome sistema Lumière”. Edoardo Gerola era venuto a mancare mesi prima, tuttavia l’amico e collega Egidio Boni gli fece omaggio portando per l’ultima volta il suo nome fra i premiati di un concorso. Dopo l’esperienza nella Ditta, una volta venuti a mancare prima Sirati poi Gerola, Egidio Boni nel 1911 rilevò lo stabilimento che, da quel momento, avrebbe diretto ancora per decenni. Presumibilmente in seguito alla morte della consorte, avvenuta nel 1941, Boni si trasferì al civico 27 di corso Campi, poi divenuto 37. Subito dopo la conclusione della Guerra, il figlio Bruno tornò a dargli una mano nello studio. Questi, nel ’51, si unì ufficialmente al padre, ormai settantaduenne, costituendo una nuova Società di fatto sotto la ragione sociale ‘Studio fotografico E. Boni e figlio’. Sarà Antonio Persico, un medico con la passione della fotografia vincitore di decine di concorsi nazionali ed internazionali, a tratteggiare un ritratto postumo di Egidio Boni scomparso il 13 gennaio 1961: “fin da giovane la sua passione lo portò facilmente al successo e alla notorietà. Lo si vide affrontare il confronto, in sede nazionale, coi più noti fotografi del tempo e le sue opere entrarono, con quelle degli amici e colleghi Zambelli e Fazioli, nei saloni di fotografia artistica. Egidio Boni ebbe anche la rara ventura di vedersi premiato con la ‘medaglia d’oro al merito del lavoro’. Sue opere, e non poche, furono riprodotte negli annuari nazionali di Torino (a quei tempi culla della fotografia italiana d’arte) e particolarmente sulla rivista ‘Luci ed Ombre’”. Egidio Boni, che venne definito il decano dei fotografi cremonesi, fu allievo di Betri; allestì giovanissimo il suo studio fotografico, si distinse nel ritratto. | ||
GIOVANNI CASELLA (1822-1970) | ||
Quella dei Muchetti è una dinastia di fotografi che ebbe come capostipiti Catone e il fratello Anchise. Narciso e Arturo avrebbero seguito le orme del padre, invece Pia divenne maestra. Così, dai Muchetti ritrattisti su carte de visite fino a oggi, epoca della fotografia digitale, quattro generazioni si sono succedute raccontando la vita di una città e della sua gente. ARTURO MUCHETTI (1886-1924) (ritratto a lato) Periodo di attività: 1903 (?)-1924 (?) Arturo Giovanni Giuseppe Muchetti (a sinistra) venne partorito nel 1886 nella piazza di Leno (Brescia) dove i “comici” Catone, trentaduenne, e la sposa Adele Mantovani avevano innalzato il tendone del loro spettacolo. Nel maggio 1903 si registrò all’anagrafe di Cremona affermando di essere fotografo (anche Catone, nel frattempo, lo era diventato) e che proveniva da Gussola insieme ai famigliari. NARCISO MUCHETTI (1880-1957) Periodo di attività: 1903 (?)-1929 Narciso il 28 novembre 1923 dichiarò che “da oltre 15 anni” aveva aperto in Cremona, via Curzia n. 1 (attuale Gramsci) un negozio di fotografia. La data della dichiarazione di apertura di studio fotografico redatta dalla Camera di Commercio indica però l’anno 1900, anche se ufficialmente Narciso comunicò il suo arrivo da Gussola a Cremona con tutta la famiglia il 24 maggio 1903. Tuttavia nulla esclude che possa essere arrivato qualche tempo prima per verificare se fosse possibile intraprendere la fotografia nella nostra città con buon esito. Narciso concluse l’attività professionale il 29 marzo del 1929 per ritiro volontario e lo studio di via Milazzo chiuse definitivamente. WALTER GUGLIELMO MUCHETTI (1914-2006) Periodo di attività: 1936-1990 c.ca Figlio di Arturo, nel 1936 aprì il suo studio in via A. Diaz 6 (oggi via Mercatello) dopo avere svolto un lungo apprendistato con i famigliari nonché con altri importanti professionisti del panorama cremonese come Ernesto Fazioli, Gina Puerari, ma anche Gino Moreschi di Salsomaggiore. Nel 1957 trasferì il gabinetto fotografico in via S. Tomaso. Era specializzato in ritratti di studio, matrimoni e cerimonie. Aveva particolari abilità per il ritocco delle lastre, dei negativi e delle stampe. Insieme al fratello Renato eseguì le prime fotografie industriali a colori di Cremona per produrre cataloghi di importanti Ditte come la 'Sperlari'. Nel 2004 è stato premiato dall'Associazione degli Industriali per la sua ultradecennale attività. RENATO MUCHETTI (1921-1992) Periodo di attività: 1954 (?)-1992 Figlio di Arturo, costituì la propria Ditta il 1° settembre 1954. Lo studio fotografico si trovava in via Ala Ponzone al civico n. 37. L'attività cessò il 19 marzo 1992 in concomitanza della morte. Fin da giovane si era esercitato con il fratello Walter e con questi negli anni Sessanta sperimentò la tecnica di stampa fotografica per produrre i primi cataloghi aziendali a colori. Il figlio Giuseppe ha proseguito l'attività fino al 2009. | ||
GIOVANNI NEGRI (1893-1969) Periodo di attività: 1920-1969 Giovanni Negri "iniziò l’apprendistato giovanissimo presso gli studi di Ettore Bertani e di Egidio Boni. Durante il servizio militare, a Napoli, impiegando le poche ore della libera uscita, aveva frequentato un noto studio fotografico al fine di perfezionare la tecnica del ritocco”. Fu combattente della guerra 1915-18: ferito sul Carso, venne insignito della onorificenza di ‘Cavaliere di Vittorio Veneto’. Nel ’20 aprì uno studio con Nino Ruffini dal quale si separò nel ’23 avendo rilevato lo studio di Attilio Lazzari, già di Romano Zanicotti, in via Cesare Battisti angolo corso Campi. Qui lavorò fino al 20 novembre 1969, quando un malore improvviso ne causò il decesso”. “Generazioni di cremonesi, percorrendo via Cesare Battisti, si sono fermate, quasi all’incrocio con corso Campi, ad osservare la vetrinetta di un fotografo che esponeva bellissime immagini tanto nitide, tanto rispettose delle prospettive e delle luci da regalare l’impressione che fosse possibile entrare nell’ambiente… era la vetrinetta di Giovanni Negri, uno degli ultimi bravi fotografi della vecchia scuola cremonese che con Betri, Zanicotti, Fazioli, Zambelli e Boni, ebbe la capacità di mostrarci volti, cose, la città insomma, com’era, di lasciarci preziosi documenti dei costumi e di una civiltà ormai passata”. Negri ebbe frequentazioni fra il ’40 e il ’46 con Fazioli, ma anche con il dottor Antonio Persico: di Ernesto Fazioli seguì per un certo periodo le tracce collaborando alla rivista ‘Cremona’, strada che abbandonò ben presto a favore di altre occasioni lavorative. Lo studio, frequentatissimo, era situato all’ultimo piano dello stabile distinto col n. 5 (ora 63) di corso Campi. | ||
Periodo di attività: 1917-1955 A soli undici anni Ernesto Fazioli si recò a Milano dove, fortuitamente, riuscì a lavorare nell’atelier di Emilio Sommariva, a quei tempi uno dei più quotati fotografi italiani. Rientrato a Cremona, Fazioli iniziò a lavorare nello studio di Egidio Boni prima e, negli anni seguenti, collaborò con Alessandro Novaresi e Romeo Sansoni. Nel 1918 assolse il servizio militare e già nel 1919 vinse il suo primo premio nazionale con l’opera Giardino pubblico immerso nella nebbia. Nel 1921 la Ditta ‘Sansoni e Fazioli’ succedette alla ‘Novaresi Alessandro e figlio’ rilevando lo studio di via Meli 1, alle ‘Due Colonne’ (attuale via G. da Cremona, angolo vicolo S. Giuseppe). Fu al termine dell’esperienza con Sansoni che, il 16 giugno del 1925, Fazioli presentò alla Camera di Commercio di Cremona la richiesta di apertura del proprio studio fotografico, ma già il 19 luglio 1924 lo stabilimento fotografico Fazioli di via Meli promuoveva sui giornali “lavoro accuratissimo, fotografie per tessere, ritratti moderni e ingrandimenti”. Nel 1925, avviata l’attività con successo, Ernesto si sposò. Il ’27 fu propizio per due riconoscimenti considerevoli. A marzo venne ammesso al Salone internazionale di Praga; partecipò anche alla mostra fotografica della III Esposizione internazionale di arti decorative di Monza: dopo una spietata selezione la giuria ammise e premiò le migliori immagini, fra le quali Cremona contò quelle di Fazioli e degli amatori Torquato Zambelli ed Erminio Maffezzoni. Venne poi il trionfo alla prima mostra fotografica regionale del paesaggio alpino, inaugurata a Milano il 19 dicembre del ’28. Il 1928 segnò anche l’inizio della collaborazione con il partito fascista e le sue istituzioni culturali, prima fra tutte l’Istituto Fascista di Cultura (organo ufficiale del partito). Ernesto, pur non condividendo gli ideali del Regime -comunque apprezzato e valorizzato dall’establishment per le sue capacità- si adattò a lavorare per l’Istituto e, più in generale, per il Regime stesso. Il suo compito, oltre a quello di registrare la vita di Cremona e le sue trasformazioni urbanistiche (lavorò anche come fotografo ufficiale dell’Ufficio Tecnico del Comune), fu quello di riprodurre le opere d’arte cittadine del passato, ivi comprese quelle esposte nelle varie edizioni del ‘Premio Cremona’. Sin dalla sua fondazione, nell’autunno del ’28, Fazioli fece parte della 'Famiglia Artistica' cremonese, istituzione che si proponeva di diffondere la cultura storico-artistica e soprattutto di valorizzare gli artisti locali. Proprio per questi motivi, fin dal marzo 1929, venne chiamato ad illustrare la rivista mensile ‘Cremona’, creata dal gerarca Roberto Farinacci con lo scopo di esaltare il patrimonio artistico della città e le grandi opere compiute dal fascismo. Spesso e volentieri ebbe fotografie pubblicate sulle più celebri riviste specializzate di respiro nazionale come ‘Il Progresso Fotografico’ e ‘Luci ed Ombre’. Fazioli fu anche il fotografo della Curia, inoltre lavorò per il Museo Civico… la sua fama era indiscutibile. Nel gennaio 1929 ricevette un ulteriore premio alla mostra fotografica indetta a Milano dalla delegazione regionale del Dopolavoro indetta. Gli anni Trenta iniziarono con la vittoria assoluta al primo concorso nazionale di Roma con l’opera Cariolanti, l’ammissione al salone d’Arte fotografica di Parigi e la personale voluta dall’Istituto Fascista di Cultura (e organizzata dalla ‘Famiglia Artistica’). Nel giugno ’31 alla Fiera di Milano vinse il secondo premio, consistente nell’ambitissima onorificenza internazionale della “grande medaglia d’oro”; nel ’32 la sua opera Costruendo venne pubblicata -fra sei dei migliori artisti- su ‘L’Artigiano’, periodico della Federazione organizzatrice della mostra fotografica mondiale di Roma. Un ennesimo successo giunse, ancora da Roma, nel gennaio 1933. Il presidente della Biennale gli chiese esplicitamente di partecipare alla mostra mondiale e, in breve tempo, Fazioli preparò alcuni lavori che ottennero plauso ed elogi sia dalla giuria che dal pubblico. Oltre alla documentazione sui cambiamenti urbanistici che Cremona subì nel periodo fascista, il Partito commissionò a Fazioli numerosi servizi sulle ‘adunate oceaniche’, sulle attività della polisportiva cremonese, sulla ‘battaglia del grano’, la raccolta di oro per la patria, la benedizione dei gagliardetti delle massaie rurali, le Colonie Padane (si veda il sito LombardiaBeniCulturali.it della Regione Lombardia). Nel 1939 diventò referente fotografico della Direzione Generale del Turismo e, per l’Istituto Fascista di Cultura, realizzò i cataloghi delle tre edizioni del ‘Premio Cremona’; grazie alle apprezzate collaborazioni con ‘Cremona’ e alla consolidata reputazione acquisita, nel 1941 ricevette l’incarico di corrispondente dell’Istituto Nazionale LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa). Dopo la caduta del fascismo Fazioli continuò ad essere il fotografo ufficiale del Comune e collaborò con i giornali locali ‘La Vita Cattolica’ e ‘La Provincia’. Una volta abbandonato l’impegno sui temi di cronaca e di documentazione storica tornò a lavorare sui negativi originali. Fazioli morì la mattina di domenica 27 novembre 1955 in seguito a difficoltà respiratorie, ma poté tramandare alle figlie la passione, le abilità e le esperienze, tanto che per molti anni ancora sarebbero state le continuatrici della sua opera: Rina, che era la più legata alla figura di Ernesto, dopo la scomparsa del padre, condusse lo studio al civico 1 di via Gerolamo da Cremona insieme alla sorella Fulvia e ne conservò gelosamente l’archivio. La Ditta cessò alla morte della titolare, avvenuta il 20 marzo 2002: aveva chiuso definitivamente lo studio del più grande fotografo cremonese del Novecento e tra i maggiori italiani, quello di Ernesto Fazioli. Si vedano anche la biografia completa di Ernesto Fazioli e il catalogo fotografico Ernesto Fazioli, Cremona fotografata. | ||
TORQUATO ZAMBELLI (1882-1957) Periodo di attività: 1921 (?)-1935 Nacque a Cremona nel 1882 in una famiglia di artigiani specializzati da diverse generazioni nell’arte della doratura di arredi sacri, cornici, infissi di ambienti signorili. Appena diciannovenne si trasferì a Milano dove si ostinò ad apprendere il mestiere di decoratore calligrafo nonostante questa arte fosse ormai abbandonata; continuò, insieme al padre, la rinomata Ditta dello zio Giovanni. Spesso e volentieri il nome di Torquato comparve, affiancato a quello di Ernesto Fazioli e di Egidio Boni, fra i ‘professionisti’ che parteciparono a concorsi nazionali ed internazionali. Il lavoro di verniciatore e decoratore gli permise di essere a contatto con i canoni della pittura e perciò di comprendere a fondo le regole della composizione dell’immagine; a questo vantaggio si aggiunse quello di essere una persona introversa e quindi più sensibile, trovando così nella fotografia il mezzo appropriato per esprimere impressioni e sentimenti. Inoltre intrattenne stretti rapporti con diversi artisti storici di Cremona fra i quali lo scultore Ferraroni e i pittori Acerbi, Balestreri, Botti, Bragadini e Vittori. Intorno al 1921 una lunga e grave malattia lo obbligò a letto costringendolo alla inoperosità nel suo lavoro di indoratore: fu così che si avvicinò definitivamente al mondo della fotografia. Formò il proprio gusto grazie ai periodici fotografici ‘Luci ed Ombre’ e ‘Il Corriere Fotografico’. L’argomento preferito era il Po, che ritrasse in ogni suo aspetto con straordinari effetti flou. Giunse in breve tempo all’affermazione in campo nazionale. Il Touring Club Italiano pubblicò suoi scatti, così come fecero l’’Illustration Française’ nel 1927, il ‘British Journal’ di Londra nel ’28, le riviste parigine ‘Les artistes d’aujourd hui’ e ‘Révue du vrai et du beau’ della Galleria Montparnasse. Nel periodo fra il 1924 e il ’34 partecipò al Salone di Parigi, nel 1925 a quelli di Londra e di Madrid, nel 1926 presentò opere a Liverpool e ad Anversa, nel ’28 a Stoccolma, nel ’30 addirittura a Tokio. Zambelli si iscrisse alla Camera di Commercio nel luglio 1927 come fotografo professionista con laboratorio proprio, ma si cancellò agli inizi del gennaio 1929 uando poté tornare ad intraprendere l’esercizio di verniciatore e indoratore, in via Meli 14 (attuale Gerolamo da Cremona), pur proseguendo l'attività di ottimo fotoamatore. | ||
Biografia non inclusa nel volume 'Fotografi a Cremona fra l'Ottocento e il Novecento' | ||
GINA PUERARI (1909-1983) Periodo di attività: 1930-1972 La Puerari veniva da una famiglia di fotografi, i Sansoni, con i quali visse fin da piccola. A detta di tanti fu la migliore ritrattista a Cremona: era abilissima nel creare ritratti con luce-ambiente, che sapeva moderare e gestire con straordinaria maestria. Luigia Puerari (ma tutti la conoscevano come Gina) aveva aperto il suo primo studio fotografico in via Caprara 6” (poi diventò Mauro Macchi 1, angolo corso Mazzini). Costituì la propria Ditta individuale nel 1930 succedendo a Ettore Zagnoni. Poi, agli inizi degli anni Sessanta, cedette lo studio a Guglielmo De Biasi e si trasferì nella nuova sede di via Aselli 2/a dove rimase a lavorare fino al 1972 quando decise di lasciare l’eredità professionale ad un fedele allievo, Franco Rossetti. Dal suo studio sono passati i più importanti artisti cremonesi dell’epoca: da Botti a Biazzi, a Busini, Balestreri, Foglia e tanti altri. | ||
ANTONIO PERSICO (1903-1998) Periodo di attività: 1951-1976 Dopo aver terminato gli studi liceali, il conte Antonio Persico si iscrisse alla facoltà di medicina; nell’agosto 1926 si sposò e dall’anno seguente iniziò ad esercitare la professione di medico chirurgo. Nel 1931 migrò a Casalmorano, da qui a Robecco d’Oglio, poi nell’aprile 1952 fece ritorno a Cremona. Fu una persona ricca di interessi, si dedicò alla caccia, allo sport, alla montagna e alla letteratura. Nel 1950 scrisse il romanzo Quella baita lassù, nel 1963 Fotografare la natura viva. Nell’ottobre 1951 ri-fondò, insieme ad alcuni amici (tra cui Ernesto Fazioli, Domenico Cipparrone, Giovanni Stauffer, Giuseppe Pozzi, D’Alessandro, Ranzi, Voltini, Chiroli ed altri), il ‘Gruppo Fotografico Cremonese - ADAFA’ del quale fino al 1963 fu il primo presidente. Nel 1953 venne pubblicata una sua immagine sul volume ‘Fotografi Italiani’, il primo Quaderno dell’Unione Fotografica. Il suo nome comparì al fianco di fotografi della levatura di Giuseppe Cavalli, Mario De Biasi, Antonio Del Tin, Paolo Monti, Mario Finazzi, Federico Vender, Ferruccio Leiss, Franco Grignani, Fulvio Roiter... Il dottor Persico non fu solo membro della FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, ma riscosse un tale successo ai concorsi nazionali e internazionali da rimanere in vetta alla classifica dal 1956 (anno in cui venne istituita) fino al 1986, con un record di 1252 punti. Non si limitò ad avere un ruolo passivo nella Federazione ma partecipò all’ordinamento e della giuria di vari concorsi. Numerose furono le esposizioni, sia personali che collettive, alle quali partecipò come protagonista. | ||
Biografia non inclusa nel volume 'Fotografi a Cremona fra l'Ottocento e il Novecento' Visita la pagina dedicata al libro "Ezio Quiresi. Quella poesia chiamata Po" | ||
Periodo di attività: dal 1938 |
COME ACQUISTARE IL LIBRO
192 pagine (delle quali 64 a colori), dimensioni 29,7x21 cm.
copertina morbida 300 gr. plastificata opaca, pagine carta patinata opaca 150 gr.
Fantigrafica, aprile 2019
ISBN: 9788890496813
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