ARCHIVIO STORICO FOTOGRAFICO
UNA LUNGA STORIA...
A cura di Roberto Caccialanza.
Per evitare che, come già accaduto in varie occasioni, il materiale sensibile dei fotografi storici cremonesi venga disperso oppure acquisito da Istituzioni non cremonesi, da molti anni si pensa ad un Archivio Fotografico Storico cittadino. La prima idea -ma è più appropriato chiamarlo 'progetto'- risale alla metà degli anni Novanta del Novecento, a cura del settore cultura del Comune di Cremona. Tale progetto non arrivò alla fase operativa. Dal settembre 2004 Roberto Caccialanza prese contatto con l'allora direttore della Biblioteca Statale di Cremona per tentare di far nascere un primo embrione presso quell'Istituto. Le cose procedettero bene, in sintonia e con reciproca collaborazione, fino agli inizi del 2006. Poi i contatti si interruppero inspiegabilmente (...). A distanza di anni è stato proposto un nuovo ed ben più articolato progetto di Archivio Storico Fotografico, approvato dalle Istituzioni cittadine invitate a farne parte: Archivio di Stato, Biblioteca Statale, Comune di Cremona, Provincia di Cremona. Purtroppo, anche in questo caso, tutto si è arenato a causa della mancata collaborazione da parte di alcune Istituzioni.
Segue la versione integrale di due articoli apparsi sul quotidiano cremonese 'La Provincia'.
UNA SEDE PER L'ARCHIVIO FOTOGRAFICO STORICO DI CREMONA
Appello di Caccialanza per Casa Sperlari: "Le stanze vuote potrebbero ospitare mostre".
La proposta fatta a margine di una proiezione di diapositive presso l'ADAFA.
Istituzioni d'accordo a parole sul progetto di informatizzazione delle immagini storiche, ma da oltre un anno tutto è fermo.
Da 'La Provincia' del 13 febbraio 2011, articolo di Barbara Caffi.
CREMONA - «Salviamo Casa Sperlari e mettiamo qui l'Archivio fotografico cremonese».
È, in sintesi, l'appello fatto ieri sera da Roberto Caccialanza, presidente del Gruppo Fotografico Cremonese e promotore da tempo di un progetto per un archivio che cataloghi, unisca e metta a disposizione del pubblico l'enorme patrimonio fotografico locale, per ora disperso tra enti e istituzioni, poco noto e scarsamente valorizzato. L'appello è stato fatto ieri a margine della proiezione di diapositive di Antonio Scolari, davanti a una platea colpita e interessata.
Casa Sperlari -gioiellino architettonico in pieno centro, in via Palestro- è già al centro di un recupero architettonico da parte del Comune che ne è proprietario e che è vincolato a un utilizzo pubblico dell'edificio. Non a caso, tre appartamenti sono stati assegnati in comodato gratuito a MEDeA, l'associazione di volontariato che assiste i malati oncologici e che ha messo gli alloggi a disposizione dei pazienti fuori sede e delle loro famiglie. Altre undici abitazioni sono destinate a studenti universitari. Restano altri spazi, per i quali la stessa giunta comunale lo scorso anno ha detto che occorre «verificare quali uffici si potrebbero prevedere nei due restanti spazi (back office Informagiovani, ufficio assistenza e consulenza studenti universitari, oppure anche ipotizzare un fruizione museale, per esempio sede dell'archivio fotografico o della biblioteca)».
Caccialanza, quindi, è tornato alla carica, appellandosi eventualmente a uno sponsor privato che possa farsi generosamente carico dell'intervento di recupero. Lo spazio individuato è quello al piano superiore rispetto alla sede dell'ADAFA, sotto il CAI, stanze che, oltre tutto, avrebbero davvero un gran bisogno di un intervento perché sono da tempo inutilizzate e perché le infiltrazioni d'acqua sono ormai più di una minaccia. «Sono sale molto belle -spiega Caccialanza- che potrebbero servire come sede dell'Archivio, ma anche ospitare mostre». La speranza è riposta in un eventuale sponsor, che possa sbloccare la situazione e che possa rilanciare l'idea dell'Archivio fotografico, il cui progetto è allo stato embrionale da oltre un anno.
L'aspetto più paradossale di questa vicenda è che l'idea dì Caccialanza è piaciuta (a parole) a tutti coloro a cui è stata proposta. Concretamente, però, tutto è fermo. Comune, Provincia, Biblioteca e Archivio di Stato hanno oltre tredicimila tra stampe, negativi e lastre fotografiche storiche. L'idea di Caccialanza è di unirle in un unico archivio informatico che farebbe capo alla Regione questo patrimonio, in modo da garantire una corretta catalogazione e conservazione delle immagini. Queste, inoltre, sarebbero -grazie a Internet e all'informatizzazione- disponibili e fruibili per appassionati e studiosi. Ogni Istituzione resterebbe proprietaria dei propri fondi e per evitare che le foto vengano ‘rubate' attraverso la rete, violando il copyright, i sistemi ci sono.
Tutti d’accordo compresa la Regione, disponibile a finanziare il progetto attraverso il Sirbec (il servizio di informatizzazione dei beni culturali) e la società MicroData, pronta a fare gratuitamente la scannerizzazione.
Tutti d'accordo, ma come si è detto il progetto è inspiegabilmente fermo a un gioco di probabili e inconfessati veti incrociati.
SCATTI DA METTERE NELLA RETE
Un progetto per realizzare l'Archivio Fotografico Storico di Cremona.
Tredicimila tra lastre e stampe di proprietà di Comune, Provincia, Biblioteca e Archivio di Stato potrebbero essere digitalizzate.
Da 'La Privincia' del 18 gennaio 2010, articolo di Barbara Caffi.
CREMONA - È un patrimonio di grande valore storico e culturale, oggi disperso tra più sedi, poco conosciuto e di difficile fruizione. Ma le circa tredicimila fotografie storiche -tra lastre, negativi e stampe- potrebbero entrare a far parte di un Sistema Archivio Fotografico Storico che consentirebbe innanzi tutto un'adeguata catalogazione e conservazione. Di certo non c'è ancora nulla, se non un progetto pensato da Roberto Caccialanza, appassionato cultore di storia della fotografia locale, e un consenso di massima dato dalle istituzioni e dalle aziende chiamate a collaborare. Tutti d'accordo, insomma, anche se è ancora da stabilire nei dettagli come e quando l'Archivio sarà realizzato.
«Il progetto è molto interessante -conferma il vicesindaco Carlo Malvezzi- e decisamente meritevole. Bisogna vedere ora come questa idea sarà strutturata in modo più preciso per vedere quale potrà essere il contributo effettivo del Comune». «La biblioteca ha un grande patrimonio di fotografie della seconda metà dell'Ottocento e del primo Novecento e anche chi mi ha preceduto alla direzione ha più volte richiesto al Ministero dei finanziamenti ad hoc per realizzare un archivio -dice Stefano Campagnolo direttore della biblioteca statale-. Sono quindi ben contento di partecipare a questa iniziativa se si dovesse realizzare e daremo il nostro appoggio. Le lastre in possesso della biblioteca sono conservate in maniera adeguata, ma non tutte sono catalogate. E certo la costituzione di un archivio unico ha senso soprattutto se si sviluppa sulla Rete. Spero davvero che si concretizzi». Insieme all'Archivio di Stato e alla Provincia (proprietaria dei fondi dell'ex Apt), è stata chiamata a partecipare al progetto anche AEMcom, che svilupperebbe proprio l'aspetto dell’informatizzazione. «Noi ci dovremmo occupare della parte logistica -conferma Gerardo Paloschi, che di AEMcom è amministratore delegato-. La realizzazione dell'Archivio sarebbe importante per la conservazione delle fotografie ma anche per la loro valorizzazione e la loro conoscenza. L’idea è che attraverso internet chiunque possa accedere a un patrimonio che i cremonesi stessi conoscono poco». Se a parole trapela una certa prudenza -e pur non potendo dire che l'Archivio è cosa fatta-, in realtà le cose sono un po' più concrete di come appaiono. Proprio per procedere alla digitalizzazione delle immagini è in programma nei prossimi giorni un incontro con un'azienda cremonese leader nel settore; non è escluso, inoltre, il coinvolgimento del carcere, come è già avvenuto per gli atti del processo per la strage di piazza Fontana. La sede dell'Archivio inoltre, sarebbe stata individuata al museo civico Ala Ponzone.
Un patrimonio da tutelare, promuovere e valorizzare, dunque. «Neppure i cremonesi conoscono il valore e il numero dei fotografi del passato», spiega Caccialanza. Nel 2005 ha curato (con Lauro Guindani) una mostra in San Vitale dedicata appunto ai Fotografi Cremonesi, ventuno autori che tra Otto e Novecento hanno avuto una rilevanza anche a livello nazionale. Quell’allestimento -visitato in meno di un mese da oltre 2.400 persone- nasceva dall'esigenza di 'ricordare'. Ricordare gli autori innanzi tutto. Ma anche ricordare la Cremona di un tempo, la sua gente, i suoi mestieri. E ricordare che alcuni di quei fotografi parteciparono a concorsi nazionali (spesso con ottimi risultati ed ebbero committenze importanti fuori città. «Non si può proparlare di una 'scuola cremonese di fotografia', però ci sono stati molti autori di altissimo livello. A Cremona si conosce solo Fazioli, ma non era certo l’unico», spiega Caccialanza. Non vanno infatti dimenticati Aurelio Betri, Torquato Zambelli, Giancarlo Gallina, Franco Rizzi, Giovanni Negri e molti altri. Uno sforzo comune di istituzioni ed eventuali sponsor per la realizzazione dell'Archivio storico permetterebbe di far conoscere a tutti questo patrimonio di arte e di memoria. E, ancora prima, di provvedere a un'opportuna catalogazione con criteri comuni e alla conservazione ottimale di un materiale intrinsecamente fragile e deteriorabile. Concepire l'Archivio come 'sistema' permette tra l'altro ai proprietari delle fotografie di restare tali: nessun ente è chiamato a rinunciare ai propri fondi. I pezzi storici di proprietà delle istituzioni sono circa tredicimila, ma in realtà potrebbero essere molti di più. Anche limitandosi ai fotoprofessionisti, del materiale potrebbe essere ancora in possesso degli eredi o di qualche studioso o collezionista.