STORIA DELLA FOTOGRAFIA A CREMONA
GIOVANNI CASELLA
La vecchia Cremona
nelle fotografie di Giovanni Casella
Articolo pubblicato sul periodico "La Cronaca" il 7 novembre 2010.
Fra i tanti fotografi che si sono succeduti nella nostra città dal 1839 a oggi (si veda qui), un amatore d’eccezione è stato senz’altro l’ing. Giovanni Casella (1882-1970). Le sue opere, eseguite a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primissimi anni del Novecento, non sono andate disperse come purtroppo è accaduto ad altre collezioni. Merito dei figli Giuseppe e Cesare -quest’ultimo persona squisita e capace-, che hanno conservato gelosamente gli originali realizzati all’albumina su decine e decine di lastre di vetro (principalmente del formato cm 6x9), tramandandoli fino ai giorni nostri insieme a utili note esplicative delle varie immagini, altrimenti difficilmente localizzabili o databili. Fotografie non sempre perfette, qualcuna leggermente sfuocata, altre un po’ mosse, ma la qualità in generale è buona e l’importanza storica di tali documenti è notevole. D’altronde Casella non era un professionista, tuttavia aveva una grande passione per la fotografia.
Tengo a precisare che non ho scoperto l’acqua calda… Le opere di Giovanni Casella sono tutt’altro che sconosciute, anzi sarà capitato ai più di vederle in giro senza sapere che fossero sue. Ma una rinfrescata di memoria ogni tanto non fa male. Parecchie delle immagini riprodotte nei quadri appesi nella segreteria e nel bar della Canottieri ‘Baldesio’ sono sue; una selezione di alcuni scatti fra i più suggestivi furono pubblicati nel volume a corredo della rassegna Fotografie Cremonesi, esposta nel 2005 presso il Centro Culturale di S. Vitale (che organizzai in collaborazione con l’amico Lauro Guindani); inoltre il professor Gianfranco Taglietti ne pubblicò un buon numero sull’opuscolo Cremona tra l’Ottocento e il Novecento in una serie di interessanti foto d’epoca, facente parte della collana ‘Cremona’ a cura della Camera di Commercio (2000).
Per illustrare questo articolo ho scelto varie immagini. Una fra queste, ovviamente, riguarda il centro storico della nostra Cremona com’era. Balza all’occhio la mancanza di automobili… ma quelli erano altri tempi! Il fondo stradale di corso Vittorio Emanuele II era, come per altre vie del centro, in ciottoli e percorso dal trottatoio di granito per favorire il transito delle carrozze… sembra che la via fosse persino più stretta ma, come oggi, la prospettiva invitava subito lo sguardo sul nostro massimo monumento. La piazza ex Cavour era arredata con eleganti pali della luce e al posto del palazzo della Camera di Commercio c’era il suo antenato con i portici e le numerose botteghe di fotografia, cartoleria, merceria, fruttivendolo, ecc. I fratelli Casella, Giovanni e Luigi, parteciparono alla Esposizione di cartoline e fotografie del 1901 con un paio di opere, Al campo - Un capriccio e l’altra intitolata Gl’interni della Scuola Tecnica nel palazzo ex ‘Gasparini’ in via Manzoni: ecco la seconda immagine. Un'altra fotografia riguarda uno dei tanti lavori tramite i quali è stata smantellata la vecchia Cremona (che a fine Ottocento doveva essere davvero meravigliosa): la demolizione della Porta … lascio ai lettori di indovinare quale. In tema di Porte, c’era l’abitudine di impiantare il mercato nel piazzale antistante il Dazio al Po dove, all’angolo fra l’attuale viale Po e via Massarotti, si trovava anche la giostra che offriva un giro a Lire 5 per tutti, grandi e piccini, essendo l’ultimo giorno di permanenza in città. Dalla stessa piazza si scorgevano, appena oltre i coppi del vecchio Macello, le torri della città (S. Lucia, S. Marcellino, Torrazzo). Tra le fotografie di Casella si trovano anche scorci del Duomo e della piazza affollata da pedoni e biciclisti, il Re ritratto nella sua auto che avanzava in piazza Cavour verso il palazzo Municipale, lo chalet della Baldesio prima e dopo la grande alluvione del 1907, i Canottieri con barche e signore sul Riglio o sulle spiagge di Po, il treno a vapore all’imbocco del ponte, l’edicola Lanzi all’angolo sud-est dei Giardini Pubblici, il monumento a Garibaldi che si trovava in piazza S. Agata; sono pure interessanti alcune fotografie che ritraggono scene di vita contadina nella cascina Bianchini sulla via Brescia e quelle che riguardano le locomotive con trazione a vapore della Rete Adriatica scattate a Piacenza, ecc. (parecchie di queste immagini si trovano nel catalogo Fotografie Cremonesi).
Vediamo brevemente chi era questo Giovanni Casella: nato nel 1882, fu il primo di quattro figli di Giuseppe, ingegnere al Genio Civile che nel novembre 1886 si trasferì da Piacenza a Cremona dopo la morte della moglie. Giovanni, cresciuto fra le cure della zia e del padre, a differenza dei fratelli “non amava l’impegno assiduo allo studio, preferiva svagarsi e passare il suo tempo sul Po, alla Baldesio”, di cui il padre fu uno dei soci fondatori nel 1887 (probabilmente aveva portato in città l’esperienza della città farnese dove erano appena nate le Canottieri ‘Nino Bixio e ‘Vittorino da Feltre’). Attratto dalle “lustre divise dei soldati, specie dei baldi cavalleggeri”, si arruolò all’età di diciotto anni. Rimase brevemente a Lucca dove fu allievo sergente di cavalleria, poi tornò a Cremona per lavorare come contabile alla ‘Ceramiche Anselmi’ di Acquanegra fino all’assunzione presso la Banca Popolare di Cremona dopo essere stato richiamato al servizio militare per la Grande Guerra. Visse con la famiglia in casa Nogarina di via XX Settembre dove morì nel 1970. La sua fu una “personalità ricca di interessi e di ingegno, aperto al bello e al nuovo; si appassionò di fotografia fin da ragazzo, così apprese i procedimenti di preparazione delle lastre e del loro sviluppo. Le prime fotografie scattate da Giovanni Casella risalgono al periodo fra il 1898 e gli anni successivi (fino intorno al 1908-1910); riprese differenti vedute e soggetti nelle numerose città che frequentò per lavoro o per diletto, fra le quali Roma, Livorno, Pisa, Torino, Pavia, Piacenza, l’isola d’Elba, Verona
Credo che la città e gli appassionati di storia locale debbano essere grati al prof. Cesare Casella e al fratello (purtroppo scomparso anni fa) per avere tramandato le memorie fotografiche del padre, rendendole in tal modo disponibili agli appassionati e agli storici.