CREMONA AMARCORD
IL "PONTE SPAGNOLO" SUL PO
Il "ponte spagnolo" sul Po a Cremona
Verità o bufala?
Articolo pubblicato nel luglio 202o e aggiornato il 26 aprile 2022.
Ogni qualvolta il livello idrometrico del Po scende al di sotto dei -6,50 metri, di fronte al "Ponticello" in riva piacentina emergono delle palificazioni in legno infisse nel fondale del fiume, che dalla via Po di Castelvetro puntano dritto verso la via del Sale sulla sponda cremonese (quella delle "Colonie Padane", tanto per intenderci)... e immediatamente c'è chi parla dei resti del "ponte spagnolo" che congiungeva Cremona a Castelvetro: una notizia messa in circolazione parecchio tempo fa e ormai talmente diffusa fra le persone che - ripetuta, volta per volta, anno dopo anno - ha finito per assumere la valenza di una informazione corretta, assodata.
Dunque, la notizia dei resti del "ponte spagnolo" corrisponde a una verità o a una bufala?
La risposta è presto data: già poco prima della dominazione spagnola di Cremona il Po arrivava a toccare le mura della città e in varie occasioni il fiume, indebolendone le fondazioni, ne fece crollare alcuni segmenti, tanto che si resero necessari lavori di riparazione o addirittura di ricostruzione: si ha notizia che nel 1516 i Francesi fecero allestire un ponte sul Po, protetto da 55 grosse navi, “a mira alla porta da Po”, alla quale doveva essere molto prossimo in quanto a quell’epoca - come si è detto - il fiume lambiva le fortificazioni di Cremona. In alcuni punti era così attiguo che nel 1522, durante una piena, il tratto di mura fra Porta Po e Porta Mosa franò; nel 1536 un’altra inondazione causò il crollo del tratto di cinta muraria assai prossima al castello di Santa Croce.
Si tenga presente che dalla riva attuale del fiume in sponda cremonese sino all'altezza delle citate Porta Po e Porta Mosa intercorrono circa 1.500 metri, inoltre che all'epoca degli spagnoli il livello del fiume non poteva essere così basso: seppure intrigante come ipotesi, quella del "ponte spagnolo" deve essere certamente scartata.
Nella Pianta della Città di Cremona e dell'Assedio postovi dal Duca di Modena il 24 di luglio 1648 si vede una "catena [di barche] che attraversa il Po" per mettere in collegamento la sponda cremonese con il "forte dei Francesi su l'Isole del Po" e la sponda piacentina (all'epoca Stato di Parma). Il ponte di barche e il forte dei Francesi vengono indicati parecchio a monte rispetto alla Porta di Po e al castello di Santa Croce, quindi in tutt'altra posizione rispetto al cosiddetto "ponte spagnolo".
Altra pianta relativa all'episodio della "Sorpresa di Cremona" (1702) mostra il "Pont de Batteaux ou l'on mit le feu lors que le Prince Eugène entra d'une autre Costé dans la Ville" a monte della Porta di Po: esso collegava la riva cremonese al forte ("Redoute") in sponda piacentina.
A partire dal Settecento la costruzione di pennelli contribuì ad allontanare il Po dalla città. In una pianta trovata dal sottoscritto nel 2011 all'Archivio di Stato di Torino, disegnata con china e acquerello su carta da autore ignoto, datata 18 giugno 1726, sono ben visibili vari pennelli: quello di San Carlo, il più lungo e robusto, costruito parecchio a monte di Cremona, serviva per deviare il fiume nel "Canal Nuovo", più a sud. Compaiono quindi - da nord verso sud - il "Canal Vecchio" del Po, ossia quello che lambiva le mura della città, separato dal "Canal di Mezzo" dall'Isola Mezzanino, infine il "Canal Nuovo" separato dal precedente dall'Isola Mezzanone ("Opera Volante"). Sempre a ovest della Città, tra le foci delle rogge Morbasco e Rodano, e quella del Baraccone, era stato predisposto un altro pennello di dimensioni decisamente ridotte rispetto a quello di San Carlo. Altri 13 piccoli pennelli si trovavano lungo le mura meridionali di Cremona, posti a breve distanza da queste, tra la foce del Baraccone (a ovest) e il "Molino" a est (nei pressi di Porta Mosa).
La pianta disegnata da Covens Mortier, Le cours du Po dans le Milanez (1735), mostra un ponte di barche costruito più o meno all'altezza dei resti di pali che emergono oggi durante le magre del fiume, tuttavia a quell'epoca il Po scorreva ancora troppo a nord rispetto al corso attuale, perciò si ritiene di poter escludere questa ipotesi.
Le due piene storiche del 1801 e 1857 contribuirono a deviare il Po nel nuovo alveo, portandolo in una posizione molto vicina a quella odierna. Nel dicembre 1801, a seguito della "straordinaria piena", essendo stati rotti diversi argini, "e segnatamente quelli che difendono dalle Inondazioni del Fiume Po, e del Cavo Morta", i proprietari dei fondi terrieri del cosiddetto "Bosco Cremonese" si riunirono in congresso per "pensare concordemente alla comune difesa", quindi a proprie spese fecero "orizzontare e riparare l'Argine Maestro, e quello del Cavo Morta".
A mio parere, dopo un approfondito esame dei reperti e un confronto delle carte geografiche dell'epoca e odierne, i resti in oggetto non possono essere ricondotti nemmeno ad apparati della testata del ponte di barche ottocentesco inaugurato il 13 agosto 1862, che lasciava la sponda cremonese all'estremità dell'attuale via del Porto per raggiungere la riva opposta seguendo una direzione identica, come se ne fosse un naturale prolungamento. L'unica fotografia oggi conosciuta di quel manufatto (1890 ca.), ripreso dalla sponda piacentina verso Cremona, non mostra il ponte nella sua interezza e quindi la testata non è purtroppo visibile; non si scorgono due file di pali, ma una sola, situata a una decina di metri a monte, alla quale erano fissate le catene di sicurezza (ponte di barche frenato); altri due pali conficcati nella sabbia sono molto vicini alla testata del ponte di barche in sponda piacentina (lato a monte), ma apparentemente non ve ne sono a valle. I disegni delle modifiche progettuali del 1876, realizzati dall'ing. Puerari, mostrano due file di pali alla testata sud del ponte di barche.
Il ponte di barche che univa Cremona a Castelvetro Piacentino fu rimosso e trasferito in altra località nella primavera del 1893, pochi mesi dopo l'apertura del nuovo ponte in ferro a doppia travata (settembre 1892). Si segnala inoltre che "le ultime sette colonne di ancoraggio in sponda piacentina furono estirpate nell’ottobre 1893, a seguito di pressante richiesta da parte della Deputazione di Mantova, per completare la dotazione del ponte di S. Benedetto".
Arriviamo dunque alla ben più recente fine della seconda guerra mondiale. Con l’arrivo degli Alleati fu possibile approntare - a valle del distrutto ponte in ferro - un ponte di barche allestito in fondo a via del Sale, che si collegava alla via Po sulla sponda piacentina. Venne costruito con materiali di recupero e da costruzione definiti "obsoleti" nei documenti dell'epoca, giacenti in vari magazzini di Cremona e del territorio provinciale (pali, travi e assi di legno, chiodi, funi di acciaio, ecc.); alla metà di maggio 1945 erano in corso i rilievi per stabilirne le modalità di costruzione, alla quale si procedette agli inizi di giugno. Nel frattempo erano in funzione due traghetti, uno civile (a pagamento) e uno militare.
In un secondo momento il precario e temporaneo ponte di barche fu sostituito da un attraversamento più efficiente e stabile, composto da numerosi barconi di cemento, uno dei quali è rimasto arenato sulla spiaggia proprio sotto il "Ponticello" fino alla grande piena del 2000 (ho avuto occasione di fotografarlo nel 1997). Si trattava di un ponte di chiatte frenato, ossia trattenuto e reso stabile da funi di acciaio che si dipartivano dalle rive, ma anche da blocchi di cemento affondati nell'alveo del Po, che a loro volta nei periodi di magra emergono sulla spiaggia del "Ponticello beach".
Nel frattempo, tra carenza di materiali, un Paese intero da ricostruire, bonifiche belliche, ecc., non fu possibile ripristinare la travata stradale del ponte in ferro sino al 21 ottobre 1948, quando gli operai ne terminarono la verniciatura “di un bel grigio azzurrino”, che però andava a cozzare con il grigio-ferro del ponte ferroviario che era stato ripristinato e tinteggiato anni prima. Il ponte in ferro tra Cremona e Castelvetro fu il primo di grandi dimensioni ad essere riattivato fra quelli a cavallo del Po. Scomparvero così per sempre sia il ponte di barche (non quello spagnolo!!!) sia i traghettatori su battello “con le loro folli pretese”.
Per ulteriori informazioni sulla storia dei ponti sul Po a Cremona, sulle piene e magre del fiume nel corso dei secoli, e per visualizzare le piante di cui si è fatto cenno nell'articolo, si veda R. Caccialanza, I ponti sul Po fra Cremona e Castelvetro (1862-2012), Cremona, Fantigrafica, 2012.
Comparazione corso del Po 1857-2022