STORIA DELLA FOTOGRAFIA A CREMONA
LA SALUTE DEI FOTOGRAFI
La salute dei fotografi
nella seconda metà degli anni Sessanta
del XIX secolo
Articolo pubblicato sul periodico digitale "ArtVentuno" il 17 maggio 2015.
Da una veduta del mercato in Piazza del Duomo si prende spunto per proporre un articolo pubblicato su un giornale cremonese che tratta dei pericoli ai quali erano sottoposti i fotografi dell'epoca: maneggiavano quotidianamente sostanze tossiche quali il cianuro, il mercurio, il cadmio e il piombo, ma anche materiali radioattivi...
Ecco una veduta del mercato in piazza del Duomo di Cremona alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento. L’autore dello scatto è Aurelio Betri. Con questa occasione, lasciando all’immagine di commentarsi da sola, si ritiene di proporre un curioso articolo pubblicato in quel periodo su un giornale cremonese dove si riportano aneddoti sui pericoli ai quali erano sottoposti i fotografi utilizzando quotidianamente determinate sostanze chimiche tossiche.
“I fotografi maneggiano continuamente due veleni potenti, cioè il cianuro potassico e il sublimato corrosivo [bicloruro di mercurio], e le loro mani sono spesso in contatto con soluzioni concentrate di questi Sali.
Davane cita il caso di un signore che essendosi macchiate le mani col nitrato d’argento, volle lavarle col cianuro potassico. Essendo penetrata sotto un’unghia una porzioncina di questo sale, provò poco dopo dolori alla parte e vertigini molto forti. Ebbe allora l’infelice idea di lavarsi coll’aceto, e questo avendo scomposto il cianuro e dato luogo allo sviluppo di acido cianidrico, provò vertigini ancor più forti, grande prostrazione di forze e perdita della vista e della loquela. Questi sintomi durarono dieci ore.
Il trattamento consistette in frizioni alla colonna verticale, inalazione di vapori ammoniacali e somministrazione di infuso forte di caffè.
Anche in Inghilterra un fotografo avendo maneggiato il cianuro potassico colle mani screpolate, sofferse vertigini, tremiti nervosi e grande prostrazione di forze”.
Il cianuro non era, purtroppo, l’unica sostanza nociva adoperata dai fotografi per sviluppare, trattare e fissare le immagini: si tenga presente che era piuttosto comune l’impiego -fra gli altri- di materiali radioattivi quali l’uranio, oppure il mercurio, il cadmio e il piombo!